Ci risiamo!!!
Inviato: martedì 21 settembre 2010, 16:29
Ma che andassero a..
ROMA (21 settembre) - Ancora una maxi indagine sul doping e ancora una volta si parla di ciclismo. L’operazione dei Nas “Cobra Red” ha portato all’arresto di sei persone su mandato della Procura di Perugia. Tra queste spicca il nome di Enrico Rossi, corridore professionista della Ceramica Flaminia-Bossini, discreto gregario e noto per essere il cognato di Riccardo Riccò e fratello di Vania Rossi. Sia Riccò che la compagna Vania sono stati coinvolti in inchieste per il doping. Tra gli altri arrestati compaiono due ciclisti amatoriali, Giorgio Galli e Davide Panucci, quest’ultimo trovato in possesso di circa 80 confezioni di Ormetazepan, un forte farmaco stupefacente, l'agente Vanegas Sanchez Nicolas, il farmacista Leonardo Scolpiniti e l'infermiera Chiara Ferri.
L’indagine ha visto coinvolti più di 150 carabinieri dei Nas coordinati dal nucleo operativo di Perugia e ha portato in oltre alla denuncia a piede libero di 35 persone e al sequestro di ingenti quantità di sostanza illecite. Tra queste spiccano l’Epo di diverse generazioni fino alla tenda ipossica per la simulazione degli allenamenti in altura. Questa è stata trovata proprio nell’abitazione di Enrico Rossi.
Cobra Red è il nome di questa indagine dove Red sta per Rossi, uno dei personaggi maggiormente coinvolti in questa vicenda. Ancora una volta a far puntare i riflettori sul ciclismo è un nome che è già stato legato ad altre indagini, poiché Riccardo Riccò è stato squalificato per due anni per l’utilizzo del Cera, Epo di ultima generazione, durante il Tour de France del 2008 e proprio quest’anno è tornato alle gare. Lei, Vania Rossi, è nota per essere stata prima trovata positiva sempre al Cera e poi negativa alle controanalisi. Il caso di Vania Rossi ha fatto scattare una riflessione da parte dei medici che per conto del Coni si occupano dei controlli alle sostanze proibite. In particolare si è discusso come determinati farmaci, trascorsi periodi non lunghi, si deteriorano all’interno del sangue tanto che a controlli successivi non lasciano più traccia.
ROMA (21 settembre) - Ancora una maxi indagine sul doping e ancora una volta si parla di ciclismo. L’operazione dei Nas “Cobra Red” ha portato all’arresto di sei persone su mandato della Procura di Perugia. Tra queste spicca il nome di Enrico Rossi, corridore professionista della Ceramica Flaminia-Bossini, discreto gregario e noto per essere il cognato di Riccardo Riccò e fratello di Vania Rossi. Sia Riccò che la compagna Vania sono stati coinvolti in inchieste per il doping. Tra gli altri arrestati compaiono due ciclisti amatoriali, Giorgio Galli e Davide Panucci, quest’ultimo trovato in possesso di circa 80 confezioni di Ormetazepan, un forte farmaco stupefacente, l'agente Vanegas Sanchez Nicolas, il farmacista Leonardo Scolpiniti e l'infermiera Chiara Ferri.
L’indagine ha visto coinvolti più di 150 carabinieri dei Nas coordinati dal nucleo operativo di Perugia e ha portato in oltre alla denuncia a piede libero di 35 persone e al sequestro di ingenti quantità di sostanza illecite. Tra queste spiccano l’Epo di diverse generazioni fino alla tenda ipossica per la simulazione degli allenamenti in altura. Questa è stata trovata proprio nell’abitazione di Enrico Rossi.
Cobra Red è il nome di questa indagine dove Red sta per Rossi, uno dei personaggi maggiormente coinvolti in questa vicenda. Ancora una volta a far puntare i riflettori sul ciclismo è un nome che è già stato legato ad altre indagini, poiché Riccardo Riccò è stato squalificato per due anni per l’utilizzo del Cera, Epo di ultima generazione, durante il Tour de France del 2008 e proprio quest’anno è tornato alle gare. Lei, Vania Rossi, è nota per essere stata prima trovata positiva sempre al Cera e poi negativa alle controanalisi. Il caso di Vania Rossi ha fatto scattare una riflessione da parte dei medici che per conto del Coni si occupano dei controlli alle sostanze proibite. In particolare si è discusso come determinati farmaci, trascorsi periodi non lunghi, si deteriorano all’interno del sangue tanto che a controlli successivi non lasciano più traccia.